Anello, 1994

Acciaio inox e cuscinetti a sfera
500 × 80 × 80 cm

Collezione privata

Permanenza e transitorietà

Anello di Umberto Cavenago si distingue come una sfida alla staticità tradizionale dell'arte, trasformando il gesto del disegno in un’esperienza corporea e dinamica. Situata su un prato che si estende lungo la riva del Lago Maggiore, questa opera trova la sua forza nella simbiosi con l'ambiente naturale che la circonda.

Il dispositivo, all'apparenza semplice, rivela un funzionamento sofisticato: un'asta in acciaio lunga 2,5 metri collega un punto fisso a una ruota con diametro di 80 cm. Il punto fisso ma girevole a 360° è articolato tramite cuscinetti orizzontali e verticali, permettendo all’asta di muoversi in modo circolare, come un grande compasso. Spingendo il dispositivo, la ruota traccia un disegno sull'erba, un anello effimero che interagisce con la morfologia del terreno.

Questo movimento genera una tensione estetica tra l’eterno e l’effimero: la vista dell’acqua immobile del lago, con la sua orizzontalità naturale, si contrappone al prato, che presenta lievi variazioni di quota. L’interazione della ruota con il suolo non livellato crea un disegno temporaneo, un anello che si staglia come un’impronta fugace della presenza umana.

L’opera di Cavenago non solo invita lo spettatore a riflettere sulla natura del disegno e della rappresentazione, ma anche sul dialogo incessante tra permanenza e transitorietà. La stabilità eterna del lago contrasta con la mutevolezza dell'anello, accentuando il rapporto complesso tra l'uomo e la natura, tra il segno umano e l'immutabile paesaggio naturale. Anello diventa così una metafora potente della nostra esistenza: un equilibrio precario tra ciò che è fermo e ciò che è in continuo divenire.

L.B., 2011

Anello, 1994

Acciaio inox e cuscinetti a sfera
500 × 80 × 80 cm

Collezione privata

Permanenza e transitorietà

Anello di Umberto Cavenago si distingue come una sfida alla staticità tradizionale dell'arte, trasformando il gesto del disegno in un’esperienza corporea e dinamica. Situata su un prato che si estende lungo la riva del Lago Maggiore, questa opera trova la sua forza nella simbiosi con l'ambiente naturale che la circonda.

Il dispositivo, all'apparenza semplice, rivela un funzionamento sofisticato: un'asta in acciaio lunga 2,5 metri collega un punto fisso a una ruota con diametro di 80 cm. Il punto fisso ma girevole a 360° è articolato tramite cuscinetti orizzontali e verticali, permettendo all’asta di muoversi in modo circolare, come un grande compasso. Spingendo il dispositivo, la ruota traccia un disegno sull'erba, un anello effimero che interagisce con la morfologia del terreno.

Questo movimento genera una tensione estetica tra l’eterno e l’effimero: la vista dell’acqua immobile del lago, con la sua orizzontalità naturale, si contrappone al prato, che presenta lievi variazioni di quota. L’interazione della ruota con il suolo non livellato crea un disegno temporaneo, un anello che si staglia come un’impronta fugace della presenza umana.

L’opera di Cavenago non solo invita lo spettatore a riflettere sulla natura del disegno e della rappresentazione, ma anche sul dialogo incessante tra permanenza e transitorietà. La stabilità eterna del lago contrasta con la mutevolezza dell'anello, accentuando il rapporto complesso tra l'uomo e la natura, tra il segno umano e l'immutabile paesaggio naturale. Anello diventa così una metafora potente della nostra esistenza: un equilibrio precario tra ciò che è fermo e ciò che è in continuo divenire.

L.B., 2011

Umberto Cavenago e Libero Michielin durante l'installazione

Umberto Cavenago e Libero Michielin durante l'installazione

Umberto Cavenago e Libero Michielin durante l'installazione